De Andrè...come ricordarlo davvero
Autore: Ubba
File Under: Musica
Pubblicato: 14/01/2009 15:02

Premessa: io amo De Andrè e, sembrerà banale dirlo (anche se in realtà non lo è al giorno d’oggi), ho tutti i suoi dischi.

Bene, detto ciò, questo non è un articolo né celebrativo né commemorativo, non c’è bisogno infatti di ripetere all’infinito ciò che le canzoni e il tempo hanno dimostrato, ovvero che De Andrè è stato un grandissimo poeta. L’11 Gennaio 2009, come molti di voi sapranno, è stato il decimo anniversario della morte e sono state mille le iniziative in suo onore. Le televisioni e le radio si sono mobilitate trasmettendo le sue canzoni e ospitando artisti (di vario calibro, invero) che hanno reinterpretato molti dei suoi brani. In strada poi era il finimondo…dovunque si sono materializzati dal nulla concerti in memoria di Fabrizio De Andrè, i locali erano pieni (via del Pratello qui a  Bologna), tutti ad ascoltare musica dal vivo!
Orsù, accorrete che l’evento è iniziato! Si brindi alla memoria, si balli sulle canzoni, si suoni finalmente dal vivo, ammaliamoci di poesia! Stasera non staremo di fronte alla TV come sempre, no! Stasera si va a sentire musica dal vivo!

Ora, a tutto questo, ovviamente, Ubba NON ha partecipato e anzi, ho trovato la cosa un po’ fastidiosa sotto molti aspetti.

Il mio principale motivo di irritazione deriva dal fatto che oramai sono convinto che qui in Italia la buona musica (e la poesia, più in generale/particolare) non interessi a nessuno e vi fornisco questa sconvolgente (mica tanto poi) notizia da un punto d’osservazione privilegiato avendo fatto negli anni decine e decine di concerti e avendone visti altrettanti; ora, tenete conto che l’audience medio nei concerti che ho visto/fatto in 10 anni è costituito da circa 10 persone.

Per fare solo un esempio negli ultimi mesi il Circolo Pocart (la pagina su myspace è qui) ha organizzato una splendida serie di concerti in cui hanno suonato tra gli altri Matthew Ryan, Michael MCDermott, Eric Taylor, Romi Meyes oltre a cantautori italiani di valore come Andrea Parodi, Max Larocca, Cristian Grassilli e il sottoscritto. Insomma, una rassegna bellissima. Gli artisti americani sono stati tutti eccezionali e gli italiani sono stati all’altezza; Andrea Parodi si è prodotto in un concerto STRAORDINARIO assieme al violinista Fulvio Renzi (un genio), Max Larocca ha sfoderato il suo vocione ridando vita alle canzoni del suo ultimo disco “La Breve Estate” e Cristian Grassilli ha confermato di essere uno dei segreti meglio custoditi di quella tradizione cantautorale italiana sempre in bilico tra l’ironia e la poesia.
Quanta gente pensate abbia partecipato a questi eventi? Ve lo dico io: poca, troppo poca. Nel senso che se non ci fosse stato la straordinaria passione messa in campo dal personale del Pocart una rassegna di questo tipo non si sarebbe mai potuta fare perché l’affluenza di pubblico non è stata tale da coprire le spese.

Quindi cosa abbiamo: da una parte abbiamo una quotidianità frustrante in cui qualsiasi autore/musicista viene continuamente snobbato da tutti, dall’altra abbiamo la mobilitazione di una nazione intera per l’opera di un poeta. La cosa stride, voglio dire…se veramente ami De Andrè dovrebbe “piacerti” la buona musica, la poesia in musica e quindi non SOLO De Andrè. Se veramente ami De Andrè e vuoi ricordarlo tutti i giorni (e non solo nelle ricorrenze “comandate”) dovresti non solo ascoltarlo tutti i giorni, ma dovresti anche sostenere e incoraggiare i musicisti indipendenti perché sono loro che oggi portano avanti quella tradizione cui lui si è votato.

Guardate, De Andrè ha acceso la luce al centro di una stanza sulle cui pareti c’erano quadri bellissimi. Poi quella luce si è spenta, perché, in fondo al cuore aveva qualcosa di veramente umano. Oggi possiamo (e dobbiamo) ricordarci dei meravigliosi affreschi che quella luce ci mostrò, ma se veramente amiamo quella luce e la bellezza che ci ha mostrato, noi dovremmo avere l’irrefrenabile impulso di accendere altre luci in altre stanze per cercare altri meravigliosi quadri.

De Andrè stesso ha collaborato negli anni con tantissimi giovani musicisti/autori (Bubola e Piovani erano giovanissimi quando furono chiamati da Faber stesso per una collaborazione), questo dimostra come anche lui fosse in cerca di qualcosa al di fuori dal proprio giardino personale ed è l’ennesima dimostrazione di come fosse un grande ricercatore di suoni e parole; quindi il tema della ricerca, della continua scoperta di qualcosa di nuovo, appartiene alla sua poetica, fa parte del suo insegnamento, del suo lascito.
E allora l’invito che io faccio a chi legge, a quelli che hanno partecipato a concerti in memoria di De Andrè, a quelli che magari si sono svegliati da un letargo della ragione l’11 Gennaio 2009, l’invito che rivolgo a loro è di continuare a partecipare ai concerti, di continuare a vivere la musica e la poesia, perché entrambe per vivere hanno bisogno di un pubblico che le sostenga.

Chi ama De Andrè dovrebbe ammalarsi di poesia ogni giorno.

Per gli interessati ed interessanti :
Cristian Grassilli
Andrea Parodi
Max Larocca

e come loro ce ne sarebbero tanti altri…basta cercarli, basta trovarli…

 

Commenti

Autore: cris

Risposta pubblicata il 14/01/2009 23:53

se solo , in questo mese di gennaio in cui si parla di de andrè, passasse non dico qualcosa delle sue parole, ma qualcosa della sua pietà e di certo del suo essere,se solo passassero oltre i rifugi in cui l'intelligenza si chiude, le sue parole per gli ultimi, per i penultimi e per i primi del mondo, avremmo meno mostri in giro e la sua perdita sarebbe più sopportabile.Invece ci manca ancora e ci manca tutto quello che avrebbe potuto dire.Voi, giovani poeti e cantautori, colmate questo vuoto.


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